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Napoli-Lobotka, ci siamo: ecco cosa manca
Il club è pronto a investire 33 milioni complessivi per rimodulare la squadra e assecondare le richieste di Gattuso. Ventuno milioni più quattro di bonus: trovato l’accordo con il Celta Vigo, ma restano solo le distanze sulle modalità
venerdì 10 gennaio 2020
corrieredellosport.it

VIGO - Ci vuole resilienza, e chi l’avrebbe detto?, per starsene dentro al mercato del calcio e contenere qualsiasi urto, senza rompere, non immediatamente: e ci vuole anche pazienza, che è contenuta in qualsiasi strategia di chi vende e di chi compra, per non ritrovarsi travolti dall’insofferenza. Ci vuole un'ora o un giorno (o chi può ormai sbilanciarsi sulla relatività del tempo?) perché Stanislav Lobotka riesca a dare un senso ai propri sogni, evitando che restino plastica illusione: «Ci siamo, quasi...». Ed è quello il problema, il quasi. Perché la cifra è fatta, ok il prezzo è giusto, ventuno milioni di euro più quattro di bonus, ma è sulle modalità di pagamento, sulla dilazione, che Celta Vigo e Napoli sono ancora a discutere e lo faranno fin quando non si troveranno a un incrocio: e a quel punto, o la precedenza all'uno o all’altro o lo scontro frontale, perché così succede. Però l’ottimismo avanza meravigliosamente, in quest’inverno che il Napoli scalda di suo, dando fondo all’energia alternativa che a gennaio non è (quasi) mai mancata ma non ha mai raggiunto vette di «calore» così elevate: dodici milioni per avere Demme e altri ventuno per Lobotka fanno (bonus esclusi) trentatré milioni, un primato indiscutibile di spesa in una fase della stagione che non piace a nessuno, men che meno a De Laurentiis, ma ch’è stata sfruttata per rivoltare la propria idea iniziale di calcio e rifugiarsi adesso nel 4-3-3 che a Gattuso e al Napoli sta come la coperta di Linus.

I PRECEDENTI - Trentatré milioni rappresentano un sacrificio economico indiscutibile, un intervento massiccio sulla struttura tecnica e anche la rappresentazione attiva e dispendiosa di una volontà di rimettersi in sesto, d’uscire dagli equivoci, ricomponendo un mosaico, arricchendolo di muscoli e (possibilmente) di geometrie, per assecondare una fi losofia nuova. È una svolta «politica» - nella filosofia del club - netta, secca, finanziaria, perché il Napoli tendenzialmente ha sempre preferito allestire compiutamente il suo progetto d’estate, mentre adesso c’è un cambiamento di tendenza e d’abitudini, oltre che un innesto massiccio di danaro.

Stanislav LOBOTKA

Slovacchia

Napoli-Lobotka, ci siamo: ecco cosa manca
Il club è pronto a investire 33 milioni complessivi per rimodulare la squadra e assecondare le richieste di Gattuso. Ventuno milioni più quattro di bonus: trovato l’accordo con il Celta Vigo, ma restano solo le distanze sulle modalità
venerdì 10 gennaio 2020
corrieredellosport.it

VIGO - Ci vuole resilienza, e chi l’avrebbe detto?, per starsene dentro al mercato del calcio e contenere qualsiasi urto, senza rompere, non immediatamente: e ci vuole anche pazienza, che è contenuta in qualsiasi strategia di chi vende e di chi compra, per non ritrovarsi travolti dall’insofferenza. Ci vuole un'ora o un giorno (o chi può ormai sbilanciarsi sulla relatività del tempo?) perché Stanislav Lobotka riesca a dare un senso ai propri sogni, evitando che restino plastica illusione: «Ci siamo, quasi...». Ed è quello il problema, il quasi. Perché la cifra è fatta, ok il prezzo è giusto, ventuno milioni di euro più quattro di bonus, ma è sulle modalità di pagamento, sulla dilazione, che Celta Vigo e Napoli sono ancora a discutere e lo faranno fin quando non si troveranno a un incrocio: e a quel punto, o la precedenza all'uno o all’altro o lo scontro frontale, perché così succede. Però l’ottimismo avanza meravigliosamente, in quest’inverno che il Napoli scalda di suo, dando fondo all’energia alternativa che a gennaio non è (quasi) mai mancata ma non ha mai raggiunto vette di «calore» così elevate: dodici milioni per avere Demme e altri ventuno per Lobotka fanno (bonus esclusi) trentatré milioni, un primato indiscutibile di spesa in una fase della stagione che non piace a nessuno, men che meno a De Laurentiis, ma ch’è stata sfruttata per rivoltare la propria idea iniziale di calcio e rifugiarsi adesso nel 4-3-3 che a Gattuso e al Napoli sta come la coperta di Linus.

I PRECEDENTI - Trentatré milioni rappresentano un sacrificio economico indiscutibile, un intervento massiccio sulla struttura tecnica e anche la rappresentazione attiva e dispendiosa di una volontà di rimettersi in sesto, d’uscire dagli equivoci, ricomponendo un mosaico, arricchendolo di muscoli e (possibilmente) di geometrie, per assecondare una fi losofia nuova. È una svolta «politica» - nella filosofia del club - netta, secca, finanziaria, perché il Napoli tendenzialmente ha sempre preferito allestire compiutamente il suo progetto d’estate, mentre adesso c’è un cambiamento di tendenza e d’abitudini, oltre che un innesto massiccio di danaro.

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