Champions League
MADRID - La sera del 12 luglio 1998, mentre Zinedine Zidane alzava la Coppa del Mondo nello stadio di Saint Denis, Maurizio Sarri stava pensando a come, il giorno dopo, avrebbe investito un po’ di soldi (non suoi) nel suo ufficio di dirigente della Banca Toscana, ma soprattutto stava chiedendosi se sarebbe stato vantaggioso, per lui, restare sulla panchina dell’Antella, che si era appena clamorosamente fusa col Grassina, prendendo il nome di Valdema. Siamo in Toscana, alle porte di Firenze, qui c’è rivalità fra i quartieri, figuriamoci fra i paesi. E infatti l’anno in cui Zizou giocava nella Juve da campione del mondo, Maurizio veniva licenziato dal Valdema, in Eccellenza.
Dopo Cavriglia, era il suo secondo esonero. Diciotto anni dopo il mondo non si è capovolto, ma poco ci manca. Zidane fa sempre parte della nobiltà del calcio europeo, come giocatore era entrato dalla porta principale, come allenatore di più, la porta che gli avevano aperto era quella del Bernabeu. Sarri, però, da scamiciato ora bussa forte a quella stessa porta che stasera vorrebbe tanto sfondare. Il francese lo teme, teme il suo gioco, se è vero che sabato a Osasuna ha sconfessato la linea storica del calcio madridista difendendo a tre come gli era successo solo in altre due occasioni in questa stagione. Stava pensando alle ali del Napoli e anche con una certa preoccupazione, per questo (e per l’assenza di Carvajal) ha cambiato tutto, prima di rimettere la squadra a posto e vincere la partita sul campo dell’ultima in classifica della Liga.LE DIFFERENZE - Zidane ha avuto tutto subito, da giocatore e più ancora da allenatore. Ha imparato da Ancelotti come si sta sulla panchina di una grande squadra, e prima di immaginarsi allenatore ha rubato mestiere e segreti a tecnici come Lippi e Del Bosque, due campioni del mondo. Zizou è nato...imparato. Sarri non ha avuto niente in dote da Madre Natura.
MADRID - La sera del 12 luglio 1998, mentre Zinedine Zidane alzava la Coppa del Mondo nello stadio di Saint Denis, Maurizio Sarri stava pensando a come, il giorno dopo, avrebbe investito un po’ di soldi (non suoi) nel suo ufficio di dirigente della Banca Toscana, ma soprattutto stava chiedendosi se sarebbe stato vantaggioso, per lui, restare sulla panchina dell’Antella, che si era appena clamorosamente fusa col Grassina, prendendo il nome di Valdema. Siamo in Toscana, alle porte di Firenze, qui c’è rivalità fra i quartieri, figuriamoci fra i paesi. E infatti l’anno in cui Zizou giocava nella Juve da campione del mondo, Maurizio veniva licenziato dal Valdema, in Eccellenza.
Dopo Cavriglia, era il suo secondo esonero. Diciotto anni dopo il mondo non si è capovolto, ma poco ci manca. Zidane fa sempre parte della nobiltà del calcio europeo, come giocatore era entrato dalla porta principale, come allenatore di più, la porta che gli avevano aperto era quella del Bernabeu. Sarri, però, da scamiciato ora bussa forte a quella stessa porta che stasera vorrebbe tanto sfondare. Il francese lo teme, teme il suo gioco, se è vero che sabato a Osasuna ha sconfessato la linea storica del calcio madridista difendendo a tre come gli era successo solo in altre due occasioni in questa stagione. Stava pensando alle ali del Napoli e anche con una certa preoccupazione, per questo (e per l’assenza di Carvajal) ha cambiato tutto, prima di rimettere la squadra a posto e vincere la partita sul campo dell’ultima in classifica della Liga.LE DIFFERENZE - Zidane ha avuto tutto subito, da giocatore e più ancora da allenatore. Ha imparato da Ancelotti come si sta sulla panchina di una grande squadra, e prima di immaginarsi allenatore ha rubato mestiere e segreti a tecnici come Lippi e Del Bosque, due campioni del mondo. Zizou è nato...imparato. Sarri non ha avuto niente in dote da Madre Natura.
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