NAPOLI - Da punto di forza a punto debole, da punto debole a punto di forza. Questione di uomini? No, di testa. E forse di motivazioni, sicuramente di circostanze, probabilmente anche di stimoli. La difesa, un tempo questa sconosciuta, oggi è la certezza sulla quale si è fondata la rinascita del Napoli. Bologna è un caso isolato, un concentrato di fatalità da archiviare al più presto onde evitare il rischio di contraccolpi pericolosi.
PUNTO DI FORZA. I numeri semplificano ogni sforzo: il Napoli ha giocato 19 gare stagionali subendo appena 12 gol. Lo scorso anno, per una serie infinita di motivi, Rafael ed Andujar raccolsero la palla nella propria porta ben 54 volte solo in campionato, media disastrosa per una squadra di vertice che ha pagato a caro prezzo le leggerezze difensive. Quest’anno la musica è cambiata. Il merito? Se lo dividono Reina e Sarri, dato che sul mercato il Napoli è intervenuto solo per rimpiazzare con Chiriches il partente Britos. Il primo ha ridato fiducia, serenità e personalità all’intero reparto, il secondo ha restituito al Napoli quell’attenzione necessaria per curare in ogni dettaglio la fase passiva, limitando al minimo le disattenzione dei singoli avvalendosi (anche) dell’apporto dei centrocampisti con l’innesto – prezioso – del brasiliano Allan.
PUNTO DEBOLE. Se il Napoli sorride la Roma si dispera. Quest’anno ha più di un motivo per farlo. Ancora i numeri: lo scorso anno la squadra di Rugi Garcia aveva subito appena 31 reti (seconda miglior difesa del campionato alle spalle della Juve), soglia già superata in questa stagione sommando le reti al passivo di Serie A e Champions League (34). Disastroso il rendimento europeo: 16 gol in 5 gare, statistica appesantita dalle sei reti del Barcellona e dalle quattro del Bayer Leverkusen. Eppure la Roma non ha cambiato uomini, anzi: ha confermato Manolas, Castan, Maicon, Torosidis, rinforzando il reparto con gli innesti di Rudiger e, soprattutto, di Digne, pupillo di Garcia. Da cosa dipendono i problemi? Esterni poco propensi alla fase difensiva, involuzione di Manolas, poco filtro del centrocampo e, soprattutto, le giustificate difficoltà del rientrante Castan, perno imprescindibile – con Benatia – della prima Roma di Garcia.
NAPOLI - Da punto di forza a punto debole, da punto debole a punto di forza. Questione di uomini? No, di testa. E forse di motivazioni, sicuramente di circostanze, probabilmente anche di stimoli. La difesa, un tempo questa sconosciuta, oggi è la certezza sulla quale si è fondata la rinascita del Napoli. Bologna è un caso isolato, un concentrato di fatalità da archiviare al più presto onde evitare il rischio di contraccolpi pericolosi.
PUNTO DI FORZA. I numeri semplificano ogni sforzo: il Napoli ha giocato 19 gare stagionali subendo appena 12 gol. Lo scorso anno, per una serie infinita di motivi, Rafael ed Andujar raccolsero la palla nella propria porta ben 54 volte solo in campionato, media disastrosa per una squadra di vertice che ha pagato a caro prezzo le leggerezze difensive. Quest’anno la musica è cambiata. Il merito? Se lo dividono Reina e Sarri, dato che sul mercato il Napoli è intervenuto solo per rimpiazzare con Chiriches il partente Britos. Il primo ha ridato fiducia, serenità e personalità all’intero reparto, il secondo ha restituito al Napoli quell’attenzione necessaria per curare in ogni dettaglio la fase passiva, limitando al minimo le disattenzione dei singoli avvalendosi (anche) dell’apporto dei centrocampisti con l’innesto – prezioso – del brasiliano Allan.
PUNTO DEBOLE. Se il Napoli sorride la Roma si dispera. Quest’anno ha più di un motivo per farlo. Ancora i numeri: lo scorso anno la squadra di Rugi Garcia aveva subito appena 31 reti (seconda miglior difesa del campionato alle spalle della Juve), soglia già superata in questa stagione sommando le reti al passivo di Serie A e Champions League (34). Disastroso il rendimento europeo: 16 gol in 5 gare, statistica appesantita dalle sei reti del Barcellona e dalle quattro del Bayer Leverkusen. Eppure la Roma non ha cambiato uomini, anzi: ha confermato Manolas, Castan, Maicon, Torosidis, rinforzando il reparto con gli innesti di Rudiger e, soprattutto, di Digne, pupillo di Garcia. Da cosa dipendono i problemi? Esterni poco propensi alla fase difensiva, involuzione di Manolas, poco filtro del centrocampo e, soprattutto, le giustificate difficoltà del rientrante Castan, perno imprescindibile – con Benatia – della prima Roma di Garcia.
08 dic 2015
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