NAPOLi - Novant’anni: ma portati splendidamente bene, perché la vita, adesso, profuma di Champions League e viene vissuta (sistematicamente) in una dimensione onirica. Novant’anni: e sono state luci ed ombre, perché va così, ci sono le fasi, e sono belle e pure brutte; ma ora che il peggio (del Fallimento) è passato, e dalle spalle è sparita la polvere accumulata nel sottoscala del calcio, rimane la statura internazionale acquisita in questo settennato in Europa ed una squadra che ha perso il meglio, vero, però ha dentro di sé la solidità di chi ha messo assieme ottantadue punti e si sta ricostruendo immaginandosi un futuro. Novant’anni: però con qualche ruga, perché certo s’avverte anche la diffidenza, è lì negli angoli di Napoli, ma è capitato anche in passato e poi ha provveduto il campo a spazzare via le nubi, a favorire la riconciliazione, a consegnare le emozioni, a godersi Lavezzi ed Hamsik, Cavani e Higuain, Reina e Insigne, Callejon e Mertens.

LA SVOLTA - È un’epoca, questa, di indiscutibile fertilità, ovviamente distante dalla bella epoque di Maradona, ma quella è la Leggenda (del calcio), siamo nell’Olimpo degli dei, è la Stella inavvicinabile, il bagliore d’Immensità e per l’Eternità. Diego è stata - e rimarrà - la Cometa d’un Calcio ineguagliabile e parlerà in video alla sua gente, in questa notte che Napoli vuole vivere, per presentarsi alla gente, per riavvicinarla a sé e tutti assieme esorcizzare il fantasma di Higuain, che s’avverte nell’aria, perché le ferite restano ma vanno comunque suturate rapidamente. Però la Storia si aggiorna, e la cavalcata nei dodici anni per staccarsi dagli abissi di quel 2004 feroce, consumato dinnanzi al Tribunale, è nei fatti, è un segnale netto d’un progetto che ha avuto un senso ed ha rappresentato un cambiamento.