Dal 1973 al 1980
Vinício e il calcio totale
L'acquisto che rivoluzionò positivamente l'ambiente azzurro, fu però legato a Luís Vinício, che ritornò a Napoli in veste di allenatore. All'arrivo del nuovo tecnico la società cominciò ad investire acquistando, fra gli altri, gli attaccanti Clerici e Braglia), mantenendo giocatori come Juliano e valorizzando poi alcuni giovani talenti (Giuseppe Bruscolotti, Giovanni Vavassori, Antonio La Palma e Salvatore Esposito). Vinício, primo in Italia, volle sperimentare una squadra in grado di giocare il cosiddetto calcio totale proposto dagli olandesi ai Mondiali del 1974. La squadra fu rivoluzionata e i risultati non si fecero attendere: la stagione 1973-74 si chiuse al terzo posto alle spalle della Lazio di Chinaglia e della Juventus, anche se la lentezza del libero Zurlini non consentì a Vinicio di applicare la cosiddetta "difesa a zona".
Nel 1974-75 il Napoli, sempre guidato da Vinício, arrivò ad un passo dallo scudetto.L'acquisto di Tarcisio Burgnich dall'Inter, schierato da Vinicio come libero, permise all'allenatore brasiliano di applicare finalmente la sua prediletta difesa a zona, e i risultati non si fecero attendere: nelle prime dieci giornate la squadra era ancora imbattuta e in corsa per lo scudetto. Eliminata dalla Coppa UEFA dal Banik Ostrava a pochi giorni dallo scontro diretto al San Paolo contro la Juventus, la squadra, ancora stanca dalla trasferta in Cecoslovacchia, venne incredibilmente travolta dai bianconeri che espugnarono il San Paolo per 6-2. In seguito alla clamorosa debacle, Vinicio decise di schierare il Napoli con un atteggiamento più prudente, grazie al quale la squadra partenopea poté ritornare in corsa per lo scudetto. Alla 25ª giornata, giorno della partita di ritorno a Torino, solo due punti separavano i bianconeri dagli azzurri: la Juventus si portò in vantaggio con Causio, Juliano pareggiò e poi si fece parare il possibile gol del vantaggio da Zoff; quando la partita sembrava essere destinata a finire in parità, a due minuti dal termine l'ex José Altafini, da allora soprannominato dai napoletani Core ‘ngrato, portò in vantaggio la sua Juventus, condannando il Napoli alla sconfitta e permettendo alla Juventus di portarsi a +4 dai partenopei a cinque giornate dal termine. Alla fine del campionato appena due punti separarono gli azzurri dalla Juventus, arrivata prima. Decisive furono le due sconfitte negli scontri diretti e l'incapacità di vincere in trasferta (fuori dal San Paolo solo una vittoria conquistata all'ultima giornata).
Il colpo di mercato che ingigantì le speranze di gloria dei tifosi azzurri arrivò nell'estate del 1975 quando, per l'allora stratosferica cifra di due miliardi di lire, fu ingaggiato dal Bologna il centravanti Bebbe Savoldi, detto BeppeGoal o anche mister due miliardi. La squadra, reduce dall'amara piazza d'onore, non fece meglio nella stagione successiva (1975-76), arrivando solo al quinto posto. Però riuscì a conquistare la sua seconda Coppa Italia superando in finale per 4 a 0 il Verona all'Olimpico di Roma; poi, battendo il Southampton, il Napoli chiuse l'annata aggiudicandosi anche la Coppa di Lega Italo-Inglese, per quello che rimane il primo successo dei partenopei in ambito internazionale.
Nella stagione successiva (1976-77) l'obiettivo del raggiungimento della finale di Coppa delle Coppe (allenatore Pesaola) fallì dopo una sconfitta per 2-0 nella semifinale di ritorno contro l'Anderlecht, con la direzione di gara dell'arbitro Matthewson pesantemente contestata dagli azzurri. La gara d'andata era finita 1-0 per il Napoli grazie a una rete di Bruscolotti. In campionato gli azzurri raggiunsero un modesto settimo posto e subirono anche la penalizzazione di un punto in classifica per cumulo di squalifiche del campo.
Dopo un doppio sesto posto nelle stagioni 1977-78 e 1978-79, Savoldi lasciò il Napoli che precipitò all'undicesimo posto nel 1979-80; la sostituzione del ritrovato Vinício con Sormani non riuscì a fermare la crisi.