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Insigne: «Napoli, sono pronto e voglio tutto»
L'attaccante: "Europa League, coppa Italia e secondo posto: siamo ancora in corsa sui tre fronti. Riuscire ad alzare un trofeo e' gioia pura"
martedì 31 marzo 2015
corrieredellosport.it
NAPOLI - Jamm, ja: perché la voglia matta è incontrollabile, il tempo è scivolato via malinconicamente e (adesso) bisogna fare in fretta. Jamm, guagliò: e se lo è sussurrato a lungo, anzi se lo è urlato con il «rigore» che conosce da fanciullo e ora ch’è lì, sull’uscio del Napoli, l’impazienza è un dono da gustare con tenerezza, cogliendo gli attimi ed assaporando le sensazioni, sfilando in quell’orizzonte tridimensionale da conquistare. Pronto, via: perché stavolta serve uno scatto e un dribbling ed una diavoleria alla Insigne, lo scugnizzo d’una squadra (e di una città) che ha scoperto di non poter fare a meno di quel genietto incontrollabile, un amabile «monello » che ha scoperto persino come rifilare un tunnel al destino: jamm, ja... Si può dire: bentornato, Insigne? «Più o meno. Ho di nuovo vissuto il clima della partita, sia a Verona che al san Paolo con l’Atalanta: è stata una sensazione piacevolissima, di cui avevo bisogno. Sono stati mesi duri, di sofferenza, di attesa, anche di dolore e non solo fisico: ma fa parte del copione». Centoventicinque giorni per passare dall’infortunio di Firenze alla sfida del «Bentegodi». «Devo molti grazie: al professor Mariani, allo staff medico del Napoli, anche a me stesso, a chi mi è stato vicino, il club, l’allenatore, i compagni, la famiglia. Ma quando andavo a fare la terapia ed ero solo con me stesso, mi chiedevo sempre: quanto tempo? Ho fatto in fretta, ci ho messo quello che avevo e ancora ho da dare e da fare: però mi sento bene e sono pronto». Sta arrivando il momento della verità.«Per chi gioca nel Napoli, non c’è mai una fase in cui puoi mollare: adesso si entra nella fase più viva, quella più ricca di appuntamenti decisivi, perché cominciano gli scontri diretti in campionato, le sfide senza appello di Europa League e la semifinale di coppa Italia».Ha fatto una graduatoria delle difficoltà?«Non ce n’è una semplice, ma varrà lo stesso principio per chi sarà costretto ad affrontarci: gli ultimi risultati ci hanno penalizzato, ma non hanno sottratto qualità a questo gruppo fantastico. Siamo vivi e lo dimostreremo ». Non ha risposto... «La prossima partita è sempre la più importante: dunque, bisognerà concentrarsi innanzitutto sulla Roma, poi penseremo alle altre gare. Ma la priorità, secondo il nostro costume, è concessa alla sfida più imminente ».Al Napoli è mancato Insigne.«E’ certo il contrario, credetemi. Io ho visto momenti di gran calcio, una squadra che ha avuto difficoltà prevedibili, perché qui si gioca ogni tre giorni e qualcosa sei costretto a pagare: ma la vittoria di Doha appartiene alla storia, è un trofeo che resta, è un successo ottenuto contro i campioni d’Italia in carica che quasi sicuramente saranno anche i campioni d’Italia tra dieci partite».

Lorenzo INSIGNE

Italia

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NAPOLI - Jamm, ja: perché la voglia matta è incontrollabile, il tempo è scivolato via malinconicamente e (adesso) bisogna fare in fretta. Jamm, guagliò: e se lo è sussurrato a lungo, anzi se lo è urlato con il «rigore» che conosce da fanciullo e ora ch’è lì, sull’uscio del Napoli, l’impazienza è un dono da gustare con tenerezza, cogliendo gli attimi ed assaporando le sensazioni, sfilando in quell’orizzonte tridimensionale da conquistare. Pronto, via: perché stavolta serve uno scatto e un dribbling ed una diavoleria alla Insigne, lo scugnizzo d’una squadra (e di una città) che ha scoperto di non poter fare a meno di quel genietto incontrollabile, un amabile «monello » che ha scoperto persino come rifilare un tunnel al destino: jamm, ja... Si può dire: bentornato, Insigne? «Più o meno. Ho di nuovo vissuto il clima della partita, sia a Verona che al san Paolo con l’Atalanta: è stata una sensazione piacevolissima, di cui avevo bisogno. Sono stati mesi duri, di sofferenza, di attesa, anche di dolore e non solo fisico: ma fa parte del copione». Centoventicinque giorni per passare dall’infortunio di Firenze alla sfida del «Bentegodi». «Devo molti grazie: al professor Mariani, allo staff medico del Napoli, anche a me stesso, a chi mi è stato vicino, il club, l’allenatore, i compagni, la famiglia. Ma quando andavo a fare la terapia ed ero solo con me stesso, mi chiedevo sempre: quanto tempo? Ho fatto in fretta, ci ho messo quello che avevo e ancora ho da dare e da fare: però mi sento bene e sono pronto». Sta arrivando il momento della verità.«Per chi gioca nel Napoli, non c’è mai una fase in cui puoi mollare: adesso si entra nella fase più viva, quella più ricca di appuntamenti decisivi, perché cominciano gli scontri diretti in campionato, le sfide senza appello di Europa League e la semifinale di coppa Italia».Ha fatto una graduatoria delle difficoltà?«Non ce n’è una semplice, ma varrà lo stesso principio per chi sarà costretto ad affrontarci: gli ultimi risultati ci hanno penalizzato, ma non hanno sottratto qualità a questo gruppo fantastico. Siamo vivi e lo dimostreremo ». Non ha risposto... «La prossima partita è sempre la più importante: dunque, bisognerà concentrarsi innanzitutto sulla Roma, poi penseremo alle altre gare. Ma la priorità, secondo il nostro costume, è concessa alla sfida più imminente ».Al Napoli è mancato Insigne.«E’ certo il contrario, credetemi. Io ho visto momenti di gran calcio, una squadra che ha avuto difficoltà prevedibili, perché qui si gioca ogni tre giorni e qualcosa sei costretto a pagare: ma la vittoria di Doha appartiene alla storia, è un trofeo che resta, è un successo ottenuto contro i campioni d’Italia in carica che quasi sicuramente saranno anche i campioni d’Italia tra dieci partite».

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