NAPOLI - Stavolta, e (comunque) non era un bel vedere, la destra sapeva benissimo ciò che faceva la sinistra. E viceversa. Perché l’indice ed il medio delle mani s’alternavano, per provare a carezzarsi gli occhi, quasi volessero frenarne il pianto...Stavolta, e (comunque) non era un bel sentire, c’era in Milik il rumore sordo d’un dolore vivo, il senso vuoto (e però momentaneo) della vita: «Ma passerà. E’ andata bene. E il sostegno di tutti mi sta aiutando». Stavolta, era (comunque) un’emozione, con le lacrime nascoste alla tv polacca che sparivano e quel gigante che s’era appena riappropriato di sé, della sua esistenza, trascinava il fatalismo a portata di piede, per scalciarlo via: passerà un mese e poi un altro e un ancora, ma quando sarà primavera, germogliando di nuovo, Arkadiusz Milik saprà cosa fare di se stesso, della sua giovane carriera, che gli concederà un orizzonte ampio in cui liberar l’angoscia. «Tornerò più forte di prima».
ARRIVEDERCI - Stavolta c’è un conto alla rovescia da avviare in fretta, senza finzioni, né tristi avvitamenti: c’è un iter, è un percorso scandito nel tempo, una noiosa procedura «burocratica», che servirà per andare oltre Higuain e dunque per sentirsi degno di ciò che Diego Maradona gli ha sussurrato a mo’ d’augurio. E’ terapia pure questa, certo che sì, è un’iniezione di coraggio, uno strappo alla malinconia, è un pieno d’entusiasmo per lasciarsi alle spalle quello strappo netto avvertito sabato sera, quando gli è parso immediatamente chiaro che qualcosa in lui si fosse rotto e/o seriamente lesionato: il crociato del ginocchio sinistro, maledizione, che il professor Mariani ha ricostruito e che il dottor Alfonso De Nicola, il capo dell’area medica del Napoli, spera possa restituirlo alla corsa «entro gennaio».
NAPOLI - Stavolta, e (comunque) non era un bel vedere, la destra sapeva benissimo ciò che faceva la sinistra. E viceversa. Perché l’indice ed il medio delle mani s’alternavano, per provare a carezzarsi gli occhi, quasi volessero frenarne il pianto...Stavolta, e (comunque) non era un bel sentire, c’era in Milik il rumore sordo d’un dolore vivo, il senso vuoto (e però momentaneo) della vita: «Ma passerà. E’ andata bene. E il sostegno di tutti mi sta aiutando». Stavolta, era (comunque) un’emozione, con le lacrime nascoste alla tv polacca che sparivano e quel gigante che s’era appena riappropriato di sé, della sua esistenza, trascinava il fatalismo a portata di piede, per scalciarlo via: passerà un mese e poi un altro e un ancora, ma quando sarà primavera, germogliando di nuovo, Arkadiusz Milik saprà cosa fare di se stesso, della sua giovane carriera, che gli concederà un orizzonte ampio in cui liberar l’angoscia. «Tornerò più forte di prima».
ARRIVEDERCI - Stavolta c’è un conto alla rovescia da avviare in fretta, senza finzioni, né tristi avvitamenti: c’è un iter, è un percorso scandito nel tempo, una noiosa procedura «burocratica», che servirà per andare oltre Higuain e dunque per sentirsi degno di ciò che Diego Maradona gli ha sussurrato a mo’ d’augurio. E’ terapia pure questa, certo che sì, è un’iniezione di coraggio, uno strappo alla malinconia, è un pieno d’entusiasmo per lasciarsi alle spalle quello strappo netto avvertito sabato sera, quando gli è parso immediatamente chiaro che qualcosa in lui si fosse rotto e/o seriamente lesionato: il crociato del ginocchio sinistro, maledizione, che il professor Mariani ha ricostruito e che il dottor Alfonso De Nicola, il capo dell’area medica del Napoli, spera possa restituirlo alla corsa «entro gennaio».
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