Serie A
NAPOLI - Ma poi, se dovessero liberarsi i cattivi pensieri, basterà lanciare uno sguardo all’orizzonte, annusare il profumo di Coverciano, assaporare l’ebbrezza di certi momenti e sentirsi, lecitamente, l’ambasciatore del made in Naples. L’estasi, il tormento, Firenze è un’anima double-face da domare - sempre - perché c’è un Insigne che sorride e l’altro che, amaramente, rimpiange il tempo perduto: ma è la vita, e fa parte del gioco, prendersi ciò che il destino concede. Firenze è un’emozione vibrante, è il richiamo della Nazionale (tredici presenze, due reti), è l’apologia di momenti che restano nella pelle; però, maledizione, è pure il 9 novembre del 2014, la torsione fatale dopo un balzello e quattro mesi nell’inferno in cui conduce la rottura d’un legamento.
SCUGNIZZO - Insigne è la Napoli fantasiosa plasmata nel giardino di casa propria, l’esuberanza ch’è difficile da contenere quando s’alza il cartello della sostituzione, poi l’umiltà di fare un passo avanti per andare incontro a Sarri ed immediatamente un altro indietro per chiedere scusa. Insigne è il tocco di magìa che va dritto al cuore, una parabola che s’incastra nell’immaginifico, il colpo sotto - o a giro - che non intende ostentare il talento ma sublimare un istante, quasi fosse una istantanea, per regalare (e regalarsi) frammenti di felicità faticosamente inseguita.
LA DOPPIETTA - Fiorentina-Napoli è un amarcord, un leggero svolazzo nella memoria, il replay della sua prima doppietta nella finale di Coppa Italia a Roma, 3 maggio del 2014, in una notte senza gioia, perché intorno s’avvertì il dolore d’un calcio soffocato dalla violenza e poi persino dalla tragedia. E’ Fiorentina-Napoli e c’è da perdersi in quella «lucida follia» che alimenta gli esteti, in questo patrimonio che sa di Grande Bellezza tutta nostra, esclusivamente italiana, le opere ingegnose di chi sa scolpire deliziosamente calcio, abbellendolo con pennellate d’autore.
NAPOLI - Ma poi, se dovessero liberarsi i cattivi pensieri, basterà lanciare uno sguardo all’orizzonte, annusare il profumo di Coverciano, assaporare l’ebbrezza di certi momenti e sentirsi, lecitamente, l’ambasciatore del made in Naples. L’estasi, il tormento, Firenze è un’anima double-face da domare - sempre - perché c’è un Insigne che sorride e l’altro che, amaramente, rimpiange il tempo perduto: ma è la vita, e fa parte del gioco, prendersi ciò che il destino concede. Firenze è un’emozione vibrante, è il richiamo della Nazionale (tredici presenze, due reti), è l’apologia di momenti che restano nella pelle; però, maledizione, è pure il 9 novembre del 2014, la torsione fatale dopo un balzello e quattro mesi nell’inferno in cui conduce la rottura d’un legamento.
SCUGNIZZO - Insigne è la Napoli fantasiosa plasmata nel giardino di casa propria, l’esuberanza ch’è difficile da contenere quando s’alza il cartello della sostituzione, poi l’umiltà di fare un passo avanti per andare incontro a Sarri ed immediatamente un altro indietro per chiedere scusa. Insigne è il tocco di magìa che va dritto al cuore, una parabola che s’incastra nell’immaginifico, il colpo sotto - o a giro - che non intende ostentare il talento ma sublimare un istante, quasi fosse una istantanea, per regalare (e regalarsi) frammenti di felicità faticosamente inseguita.
LA DOPPIETTA - Fiorentina-Napoli è un amarcord, un leggero svolazzo nella memoria, il replay della sua prima doppietta nella finale di Coppa Italia a Roma, 3 maggio del 2014, in una notte senza gioia, perché intorno s’avvertì il dolore d’un calcio soffocato dalla violenza e poi persino dalla tragedia. E’ Fiorentina-Napoli e c’è da perdersi in quella «lucida follia» che alimenta gli esteti, in questo patrimonio che sa di Grande Bellezza tutta nostra, esclusivamente italiana, le opere ingegnose di chi sa scolpire deliziosamente calcio, abbellendolo con pennellate d’autore.
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